astensioattivi sparsi per lo stivale

domenica 11 febbraio 2018

manifesto dell'astensionismo attivo

I rituali delle attuali democrature ci spingono verso un'eutanasia delle democrazie stesse. Una democrazia senza popolo si delinea con sempre più evidenza. Le forme di democrazia diretta sono sempre più trascurate e vilipese. E la rappresentanza è ormai un simulacro senza sostanza. I partiti non hanno più bisogno del nostro voto, se non come ratifica dell'esistente e del già deciso. L'unico modo che abbiamo per ridare peso e valore al voto è astenerci pubblicamente, agendo politicamente l'astensione. L'assenza ci rende presenti molto più che una svuotata partecipazione.

Democratizzare la democrazia è l'unica strada per preservarla. Se la democrazia non si amplia e si rinnova, perisce. Si va infatti verso poteri democratici sempre più deboli e inefficaci. Il che riapre all'invocazione di poteri forti, ad una militarizzazione della vita sociale, ad un sempre maggiore controllo sull'informazione e su quel che resta delle nostre vite private. Il voto non rappresenta più il centro del governo politico delle nostre esistenze: il dominio viene esercitato in altre forme, più continue e quotidiane, nei dispositivi del lavoro e dello svago, nelle dimensioni del consumo e dello spettacolo, nelle mitologie securitarie. Le elezioni sono ormai solo un epifenomeno all'interno di queste cornici, ben più potenti e direttive. Andare a votare significa collaborare a mantenere e a sostenere questo stato di cose. Indipendentemente da cosa o chi votiamo, ci troviamo immersi in un modello collusivo, in cui sono coinvolti - più o meno in buona fede - gli stessi candidati ed eventuali eletti. Dobbiamo spezzare questo circolo che ci rende complici, iniziando proprio dal voto.

Dove si situa oggi il nostro astenerci dalla responsabilità politica? Proprio e soprattutto nel proseguire ad andare a votare. Qualunque sia la motivazione: timore per una situazione ancor meno democratica in cui non ci sia più neppure il voto, accettazione del meno peggio o del male minore, conformismo e abitudine, adesione seppur perplessa ad un programma politico o simpatia-amicizia per un candidato. Continuare a votare oggi significa non assumerci la nostra responsabilità politica, adeguare la nostra coscienza alla non-scelta di molti, collaborare a qualcosa che non collabora con noi, ma anzi ci esclude e ci tradisce senza ritegno. L'astensione, nella sua forma attuale, sostanzialmente clandestina e privata presuppone già una presa di posizione, fosse anche di rifiuto generico o di chiusura soggettiva; esprime perlomeno un anti-automatismo. Ma quel che proponiamo qui è il tentativo di rendere questa scelta, già di per sé rivelativa (di un malessere, di uno scontento, di un'estraneazione, di una separazione e presa di distanza), tale da assumere una responsabilità politica pubblica diretta e palese. Rappresenta quindi tutto l'opposto di un disimpegno o di un'assenza, ma assume il senso di una presa di parola e di presenza potentemente assertivo, tanto più se all'interno dell'attuale quadro politico, caratterizzato da cinismo, opportunismo e delega in bianco.






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